Descrizione
Floriterapia di Bach e alimentazione un perfetto connubio per la salute (Maurizio Lupardini)
La quasi totalità della popolazione mondiale al giorno d’oggi soffre di problemi legati ad una alimentazione non adeguata. Da una parte la malnutrizione, dall’altra la sovralimentazione che stringe in una morsa, non solo metaforica, la cosiddetta civiltà del benessere. Tra questi due estremi le statistiche dicono che circa il 40% delle persone pur potendo avere cibo adeguato sia in termini di qualità che di quantità vivono con questo un rapporto di odio-
Il peso in eccesso così come l’eccessiva magrezza, le difficoltà nel controllo dell’alimentazione, così come l’incipiente problema della gestione di quelle che vengono chiamate intolleranze alimentari, in una non trascurabile percentuale, sottendono ben più gravi problemi legati al fisiologico atto del mangiare. Solo per ricordane alcuni citiamo l’obesità, l’anoressia, la bulimia, l’ortoressia, il binge eating disorder e le allergie alimentari.
Tali difficoltà denotano una relazione con il cibo che possiamo definire “disfunzionale”. Molto spesso, infatti, non è l’alimento ad essere dannoso per l’organismo quanto la relazione che l’individuo ha con il cibo. In una società come la nostra, dove non sembrano esservi materialmente limiti qualitativi e quantitativi alla scelta della “dieta perfetta”, è la persona stessa che sembra punirsi facendo del suo regime alimentare il peggior nemico. In un mondo dove ogni cosa è “acquistabile” ciò che sembra non essere in vendita è proprio la libertà di scegliere come rapportarci al cibo.
Perché succede tutto questo? Come è possibile che una fonte di piacere quale il cibo possa mutarsi in una sorgente di dolore? Quale base eziologica è presente in un approccio dannoso all’assunzione di alimenti?
Una risposta univoca a queste domande ancora non è stata trovata e probabilmente la soluzione è ancora di là da venire. L’approccio corretto alle problematiche alimentari deve infatti essere per necessità “multifattoriale e cioè medico-
L’importanza associata ai primi gesti del nutrirsi, proprio in virtù della valenza simbolica e archetipica che questo porta con sé, diviene chiaro nell’espressione delle problematiche “adulte” legate al cibo. Molto spesso quest’ultime sottendono meccanismi di difesa che cercano di riconquistare i tempi e gli spazi del mondo infantile quale fonte di gratificazione di una “realtà” che non è in grado di fornire quelle immediate rassicurazioni personali.
Il termine relazione è quindi l’elemento cardine dove possono trovare origine problematiche legate al cibo, siano esse di minor rilevanza clinica ovvero di marcata gravità.
L’essere umano, come già affermato dal filosofo greco Aristotele, è un animale sociale e per vivere non può fare a meno di relazionarsi. Dapprima con se stesso, successivamente con il mondo a lui esterno, con gli altri, con la società. Una sana relazione con se stessi e l’altro, non può avere inizio se non vi è dapprima un dialogo con il proprio Sé: se non si ha coscienza di ciò che si è, degli obiettivi e delle personali potenzialità cosi come delle difficoltà e dei limiti che ogni essere umano porta come costrutto della propria persona.
Al giorno d’oggi però il dialogo sopra ricordato risulta irto di difficoltà proprio in considerazione del fatto chel’individuo, prima di interrogare se stesso, è portato ad ascoltare ciò che l’altro si aspetta dei lui. In questo modo ci si allontana da ciò che realmente si è, assumendo delle forme che falsificano il vero Sé e che fanno diventare l’essere umano un simulacro di modelli imposti dalla società presente.
In un periodo culturale e sociale dove il contenuto di ciò che si è, viene al secondo posto rispetto a come si appare, è naturale che sul corpo e attraverso di esso vengano a canalizzarsi e a manifestarsi i disagi interni che non riescono ad esprimersi altrimenti. Se il corpo diviene il bersaglio preferito di disequilibri psichici è logico aspettarsi, come in realtà avviene, che il cibo in quanto elemento che è in grado di modificare proprio l’aspetto fisico sia lo strumento con il quale cercare, molte volte in maniera disfunzionale, una illusoria soluzione a tali problematiche.
Il modo in cui ci si alimenta e ciò che si mangia è, infatti, strettamente correlalo alla cultura e all’epoca in cui si vive. Se da un lato i mass media espongono la civiltà d’oggi a tentazioni alimentari di ogni natura con immagini di bevande e cibi che “stuzzicano” il palato, dall’altra gli stessi canali propongono dei modelli di magrezza e di perfezione estetica e fisica difficilmente raggiungibili. Il corpo o meglio la sua immagine estetica, divengono uno strumento fragile su cui investire le più ampie aspettative di accettazione e riconoscimento personale e sociale ma nello stesso tempo dove vengono scaricate anche profonde problematiche emozionali.
Proprio questo stretto legame tra alimentazione e vita emozionale, che come abbiamo precisato in precedenza ha come base le modalità relazionali sperimentate durante la prima infanzia, è la causa principale del perché, in molti casi, le diete falliscono.
L’abbuffarsi o il rifiutare il cibo dipendono quasi sempre da un disequilibrio interno, da forme d’insicurezza, da stati di abbattimento del tono dell’umore, insoddisfazione, solitudine, stress, ansia, etc.. La vittoria nei confronti di una scorretta alimentazione deve, allora, necessariamente passare attraverso un riequilibrio dei sentimenti e delle emozioni che intervengono nella nostra relazione con il cibo. Solo attraverso un ordine interno nella nostra sfera affettiva ed emozionale saremo in grado di ridefinire a nostro vantaggio il rapporto con l’atto del mangiare.
Diviene allora indispensabile quando si vuole approcciare correttamente una problematica alimentare osservare e conoscere l’atteggiamento mentale con il quale il paziente affronta il suo rapporto con il cibo. Un aiuto che al giorno d’oggi non può essere sottovalutato visti i risultati ottenuti, viene dall’impiego, nella gestione delle problematiche legate al peso, del sistema terapeutico che prende il nome di Floriterapia di Bach. Tale forma d’intervento, individuata dal medico Gallese Edward Bach negli anni ’30 è stata riconosciuta, a partire dagli anni ’80, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quale utile strumento per favorire il benessere dell’individuo. In ambito alimentare la Floriterapia di Bach ha permesso di intervenire sia in situazioni di difficoltà che di franca problematicità nei confronti del cibo consentendo al paziente di definire con chiarezza il suo rapporto nei confronti dell’alimentazione.
COS’È LA FLORITERAPIA DI BACH
II medico Gallese Edward Bach ( 1886-
Tale approccio al paziente e alla sua malattia è in accordo con quanto ormai da diversi anni la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), una branca della scienza biomedica tra le più attente all’integrazione di nuovi e sempre più accurati mezzi diagnostici e terapeutici, interpreta la presa in carico della persona sofferente. Il modello scientifico della PNEI prevede, infatti, di cogliere l’individuo in una rete di relazioni integrando gli interventi terapeutici. Il termine impiegato per descrivere tale approccio è proprio quello di medicina integrata. Cosi come afferma Bottaccioli (2008) “non è mettere insieme più terapie non convenzionali giustapponendo saperi e strumenti, ma è vedere la persona nella sua interezza. E’ quindi un modo di guardare l’essere umano innanzi tutto nelle relazioni bidirezionali psiche-
Una corretta diagnosi/comprensione della malattia, oltre ad essere effettuata impiegando le più opportune indagini cliniche, strumentali e di laboratorio deve tener conto e mettere in primo piano come la persona vive quel suo stato di malessere. La prognosi sarà sicuramente diversa se un paziente sarà collaborativo e impiegherà ogni risorsa per cercare di guarire al confronto di un malato che ha ormai “tirato i remi in barca “mostrandosi con atteggiamento passivo alle cure prescritte dal medico. La floriterapia, così come la PNEI, pone il valore dell’atto medico quale pratica umana rivolta al benessere completo dell’individuo approfondendo la rete di relazioni tra la complessa psicobiostruttura dell’essere umano.
Un approccio terapeutico come quello floriterapico che tiene in considerazione la relazione medico-
LA FLORITERAPIA NELLE DIFFICOLTÀ LEGATE AD UN PERCORSO DI RIEDUCAZIONE ALIMENTARE : LA DIETA.
Come prima accennato molte, se non quasi la totalità, delle difficoltà legate al mantenimento o al ripristino di una corretta igiene alimentare sottendono origini di natura psicoemozionale. Nel presente lavoro affronteremo essenzialmente quelle problematiche che possono sorgere quando una persona si accinge a modificare un assetto alimentare apprestandosi a “seguire una dieta” descrivendo alcuni fiori di Bach che si sono rilevati particolarmente utili nel l’affrontare e gestire ad esempio la cosiddetta “fame nervosa”, l’inizio di una nuova dieta, il blocco del peso, la difficoltà a non ricadere in vecchie e deleterie abitudini, etc..
Le situazioni elencate pur non arrivando a forma di franca e grave patologia sono sicuramente quelle di più frequente riscontro da parte dell’operatore sanitario nei confronti di chi a lui si rivolge per “ridefinire” il rapporto con il cibo. Per quanto attiene ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). proprio in considerazione della loro complessità diagnostico-
L’INIZIO DELLA “DIETA” CON LA FLORITERAPIA
I cambiamenti della vita più o meno definitivi, più o meno importanti, chiedono all’individuo uno sforzo di volontà per abbandonare vecchie modalità comportamentali ed acquisirne delle nuove. Una nuova situazione affettiva così come un viaggio o una vacanza necessitano sempre di una benché minima ridefinizione del proprio campo d’azione. Scegliere di voler iniziare una dieta non è da meno. Il nuovo regime alimentare, porta con sé una differente consapevolezza di ciò che si è e del percorso che si vuole intraprendere per arrivare agli obiettivi prefissati. Un approccio diverso nei confronti del cibo, richiede sempre un notevole investimento di impegno e progettualità. Tale impegno assorbe un considerevole quantum di energie. Queste, intatti, sono orientate a favorire il distacco da dannosi schemi, abitudini fisiche, ambientali e psichiche legate al cibo e, nello stesso tempo, facilitare l’acquisizione di nuovi comportamenti alimentari. La tentazione di ritornare sui propri passi, pur di non rinunciare alle pseudo-
In questi casi il fiore WALNUT(Juglans regia –
In alcuni casi può essere necessario associare a Walnut il fiore CENTAURY(Centaurium umbellatum –
In alcuni casi anche se si è fermi e convinti nella propria decisione di intraprendere un nuovo percorso alimentare può capitare di essere sul punto di “rovinare tutto”. E’ una sensazione di tensione interna molto forte. E’ come se una forza spingesse la persona fino ai confini di una situazione che, se lasciata andare, può diventare dannosa per la propria persona. La coscienza di ciò che potrebbe accadere, se si mettessero in atto i propositi presenti nella mente, è un qualcosa che va contro la propria persona. “È il classico caso del paziente che dice “sa dottore ho fatto ciò che lei mi ha detto per tutta la settimana, ma quando sono uscito con gli amici ho iniziato ad assaggiare il cibo qua e là e non mi sono più riuscito a fermare. Ho rovinato in poche ore tutto ciò che ero riuscito a fare per me“.
In questi casi il rimedio da prescrivere è CHERRY PLUM (Prunus cerasifera –
Nei casi in cui non si riesce a controllare l’impulso alle “abbuffate “Cherry Plum può essere associato a ROCK ROSE (Helianthenum nummulariurn –
Se volessimo scomporre il meccanismo della “grande abbuffata”sarebbe schematicamente possibile dividerlo in due parti: la prima, tipica di CHERRY PLUM dove predomina la paura di perdere il controllo della situazione (es.: “sono sul punto di cedere… Se lo faccio so che non riuscirò a fermarmi e mangerò tutto”). La seconda, caratteristica di ROCK ROSE, dove ormai si è passati all’azione in maniera però caotica e senza una finalità. La persona può arrivare ad ingurgitare ogni cosa in diverse quantità senza un ordine o una regola. E’ questo un atteggiamento auto aggressivo, agito attraverso l’atto del mangiare, che molte volte sottende tensioni che nulla hanno a che fare con il cibo ma che di questo si “nutrono “e trovano un disfunzionale “sfogo emotivo”. I fiori maggiormente indicati in molte situazioni di dipendenza psicologica dal cibo quando sembra che non sia possibile “vivere” senza assumere un determinato cibo, sono il già conosciuto CHERRY PLUM e anche RED CHESTNUT (Aesculus carnea –
RED CHESTNUT definito la “pianta rustica”è un grosso albero alto tra i dieci e i 30 metri. Il tronco, dalla corteccia rosso brunita (da cui il nome Ippocastano rosso) è piuttosto corta e, molto spesso, contorto. Il fiore ha un corto calice e petali clavati con una frangia di colore rosa intenso o chiaro. La fioritura si ha nel periodo aprile –
All’inizio di una riabilitazione alimentare, soprattutto in quegli individui che hanno fatto dell’alimentazione un’espressione del loro modo di essere, è difficile “staccarsi” da uno o più alimenti (es. : carboidrati). Quell’alimento è diventato parte della persona: vive in simbiosi con lui e senza di esso non è possibile andare avanti. Oggigiorno tale coazione all’assunzione di un particolare alimento e conosciuta come food craving. Questo è un intenso desiderio di consumare un cibo specifico al di là del senso di fame. I cibi che più frequentemente danno questo tipo di compulsiva assunzione molto spesso sono quelli con alti livelli di glucosio, come il cioccolato, le creme dolci ovvero tutte quelle sostanze o alimenti che contengono alte percentuali di zuccheri raffinati. La coppia CHERRY PLUM e RED CHESTNUT agisce riducendo il senso di compulsione nei confronti degli alimenti “proibiti” e nello stesso tempo aiutando il paziente nel processo di disassuefazione dall’/dagli alimento/i.
Diversa è la sensazione di chi dice di avere la “fame ansiosa“. E’ quella fame che non ha delle basi biologiche, ma chi l’avverte si sente inquieto, apprensivo come se avesse “un buco allo stomaco” che non riesce a colmare e procura ansia e costante tensione emotiva. E’ la classica persona che cerca di placare lo stress mangiando. In questi casi MIMULUS(Mimulus guttatus –
Si è visto come l’approccio ad un’alimentazione corretta ed equilibrata, sia il risultato di una relazione sana con il cibo conseguenza di un dialogo interiore chiaro e, soprattutto, comprensibile a se stessi. La tendenza ad alimentarsi in maniera inadeguata come abbiamo già in precedenza sottolineato, nasce ed è sostenuta, nella quasi totalità dei casi, da disagi interni all’individuo che spingono a cercare nei “piaceri” o meglio “dispiaceri” della tavola, quelle sicurezze e rassicurazioni che difficilmente il quotidiano sembra donare.
Lavorare sulla sfera emotiva ed affettiva diventa allora un imperativo nonché il primo intervento da attuare per sostenere o riacquistare quell’indispensabile consapevolezza per avviare una nuova definizione delle nostre abitudini alimentari. Sulla consapevolezza agisce proprio il sistema del dott. Edward Bach chiamato da lui stesso floriterapia.
I fiori operando sulla consapevolezza, sulla coscienza e sulla comprensione di sé stessi e su come l’individuo si rapporta con il cibo, contribuiscono a dare il giusto significato all’alimento. Questo allora non diviene più una prigione dalla quale liberarsi né un amante bramato del quale non se ne può fare a meno e si eccede nel volerlo. Il cibo, e l’atto di alimentarsi, non diviene più l’elemento sul quale confluiscono disagi psico-
*Dr. Maurizio Lupardini
Medico-
Docente dell’Accademia Internazionale di Nutrizione Clinica (A.I.Nu.C.), dell’Associazione Medica Italiana di Floriterapia (A.M.I.F.) dell’Associazione Italiana di Omotossicologia e Terapie Integrate (A.I.O.T.)
Articolo tratto da Armonia e Salute Naturale –
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